Prosegue la campagna che denuncia le politiche antiabortiste promosse a livello regionale e nazionale. Dopo le tappe di Roma e Parigi, il 27 marzo arriva per la prima volta a Torino la speciale installazione, allestita in via S. Ottavio – angolo Via Verdi, che permette ai visitatori di ascoltare le frasi realmente pronunciate dal personale sanitario, come “Doveva pensarci prima!”, “Ti sei divertita, ora paghi”, “Deve sentire il battito del feto, è fondamentale!”, “Siamo donne, dobbiamo soffrire”. Si tratta di testimonianze reali di donne che, a fronte del proprio diritto di richiedere un'interruzione volontaria di gravidanza, hanno subito abusi e violenze inaccettabili, da Nord a Sud della Penisola. L’installazione fa parte della campagna “The Unheard Voice” che abbiamo lanciato lo scorso settembre per denunciare le barriere che ostacolano l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) in Italia e far ascoltare cosa realmente accade nelle strutture sanitarie, in cui la voce delle donne viene spenta per far sentire loro il “battito fetale” o le parole violente di chi vuole negare il diritto all’aborto.
A Torino l’iniziativa vedrà la partecipazione di Elisa Visconti, Direttrice di Medici del Mondo Italia, insieme alla rete +194 Voci, Obiezione Respinta e Non Una di Meno Torino, nonché diverse personalità politiche. Durante la giornata, verranno presentati dati e testimonianze raccolte sul campo, offrendo un quadro chiaro dell’impatto delle politiche antiabortiste in Italia.
Proprio il Piemonte, da regione pioniera nell’introduzione dell’aborto farmacologico (è stata la prima in Italia ad avviare uno studio sperimentale nel 2005), è diventato oggi il simbolo di un contrasto politico sempre più marcato, con le politiche degli ultimi anni orientate a rendere l’accesso alle IVG farmacologiche sempre più difficoltoso. Nel 2020, infatti, la giunta regionale di centrodestra ha emanato una “circolare di indirizzo sull’aborto farmacologico” che vietava la somministrazione della pillola RU486 nei consultori, attivando invece la presenza negli ospedali di “sportelli informativi” gestiti da associazioni antiabortiste. Emblematico è il caso dell’ospedale Sant’Anna, il primo in Piemonte per numero di IVG (2500 nel 2021, il 90% di quelle effettuate a Torino e il 50% a livello regionale), dove i volontari del Movimento per la Vita (MpV) gestiscono la “Stanza dell’Ascolto”, uno sportello per le donne che vogliono interrompere una gravidanza, offrendo un sostegno economico una tantum a chi sceglie di non abortire. Questo finanziamento proviene dal “Fondo Vita Nascente” della Regione, istituito nel 2022 con 400.000 euro, poi aumentato a 1 milione di euro nel 2024.
Eppure, la rete delle strutture sanitarie in Piemonte necessita di investimenti. I consultori piemontesi, sebbene continuino a rilasciare oltre il 62% delle certificazioni IVG nella regione, soffrono per mancanza di spazi, personale e strumentazione, e fuori Torino è complicato accedere all’IVG - basti pensare all’ospedale di Ciriè, con il 100% di obiettori di coscienza. Quella del Piemonte è una situazione che abbiamo raccontato nel nostro report 2023 “Aborto farmacologico in Italia: tra ritardi, opposizioni e linee guida internazionali” e che si vede confermata nel report 2024 “Aborto a ostacoli. Come le politiche di deterrenza minacciano l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza” che documenta come, tra iniziative promosse a livello nazionale e politiche anti-scelta in diverse Regioni, l’accesso all’IVG sia sempre più compromesso, erodendo così un diritto che dovrebbe essere garantito, con gravi conseguenze sulla salute mentale delle donne.