Martedì, oltre alle elezioni per il nuovo presidente degli Stati Uniti vinte da Donald Trump, in dieci Stati americani si sono tenuti i referendum per inserire il diritto all’aborto nelle Costituzioni statali per proteggere l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza in modo legale e sicuro.
Ai referendum si è arrivati in risposta alla decisione del 2022 della Corte suprema di rovesciare la sentenza Roe vs. Wade che, nel 1973, ha reso l’interruzione volontaria di gravidanza legale a livello federale quindi in tutti gli Stati Uniti. Il rovesciamento della sentenza ha permesso ai singoli Stati di tornare a decidere autonomamente in merito all’accesso all’aborto con la possibilità di imporre divieti e restrizioni.
I quesiti dei referendum erano differenti, come lo sono le legislazioni, e dall’esito del voto sono due gli Stati che hanno detto "no" all'aborto (Florida e Sud Dakota), Nebraska ha scelto di mantenere le condizioni attuali mentre sono sette gli Stati che ne vogliono allargare l'accesso (Arizona, Colorado, Missouri, Nevada, New York, Montana e Maryland).
Gli elettori e le elettrici statunitensi hanno dato un’indicazione chiara relativa a una sfida globale cui non possiamo sottrarci, ovvero la tutela di un diritto che è quotidianamente sotto violento attacco.
Ora più che mai, è in gioco la libertà di scelta di interrompere la propria gravidanza in modo legale e sicuro.
L’aborto, non ci stanchiamo di ripeterlo, è un diritto fondamentale e un diritto all’autodeterminazione di cui nessun governo o autorità può disporre.
📸 Reuters